Come sappiamo ormai da diversi mesi il virus Sars-CoV2 si trasmette attraverso i droplet, ossia quelle goccioline prodotte da un individuo attraverso la respirazione, la tosse, gli starnuti e la semplice fonazione. Queste particelle di saliva, che si disperdono nell’aria, tendono a cadere al suolo a distanze variabili in base alla loro dimensione, alla velocità con la quale vengono emesse e a diverse condizioni ambientali. Sebbene questi fattori siano mutevoli, l’Organizzazione mondiale della sanità ha stabilito che, per evitare di inalare le goccioline emesse da un individuo potenzialmente infetto, è necessario mantenere una distanza di almeno un metro, in alcuni casi due metri. Non sempre è possibile mantenere un distanziamento adeguato, pertanto uno dei fondamentali strumenti che abbiamo a disposizione per contenere la dispersione dei droplet, e quindi la diffusione del virus, sono le mascherine a protezione di naso e bocca; proprio per questo motivo le mascherine, in base al DPCM del 26 Aprile scorso, sono divenute obbligatorie negli spazi confinati o all’aperto nei casi in cui non fosse possibile o non fosse garantito il mantenimento del distanziamento fisico. Con l’ultimo DPCM approvato, e alla luce della risalita dei contagi dell’ultimo periodo, tale obbligo è stato invece esteso anche all’aperto in qualunque situazione, ossia anche quando fosse possibile mantenere il distanziamento.
Le diverse tipologie di mascherine
Esistono diverse tipologie di mascherine, che si differenziano notevolmente tra di loro in funzione delle loro prestazioni filtranti e per la loro composizione: mascherine di comunità, mascherine chirurgiche e mascherine filtranti FFP. Di seguito uno schema esemplificativo riguardante le diverse tipologie di mascherine e il relativo grado di protezione fornito:
Le mascherine di comunità
sono quelle monouso o lavabili, anche auto-prodotte, realizzate in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, in gradi di garantire comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire completamente la zona di viso compresa tra mento e naso. Le mascherine di comunità non sono ovviamente soggette a nessun tipo di certificazione, pertanto non sono da considerarsi né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus Sars-CoV2, pertanto non idonei ad essere utilizzati in ambienti confinati nei quali il rischio di contagio è sensibilmente superiore. È importante precisare che, in caso di presenza di sintomi da infezione da coronavirus, le mascherine di comunità devono essere necessariamente sostituite da dispositivi medicali certificati.
Le mascherine di tipo chirurgico
si tratta in questo caso di un dispositivo medicale: lo scopo principale è quello di proteggere il paziente, durante le prestazioni mediche, dalle infezioni batteriche che possono essere trasmesse con la saliva o con gli aerosol emessi dalla respirazione del personale medico, in situazioni particolarmente delicate come l’ambito chirurgico. Ovviamente la capacità filtrante bidirezionale del materiale con cui sono costruiti tali dispositivi permette anche una certa protezione verso l’operazione, ma non è questo lo scopo principale per cui sono progettati ed indossati, avendo oltretutto un potere filtrante inferiore a quello dei DPI specifici sopra elencati. La norma europea EN 14683 classifica le mascherine chirurgiche come di Tipo I o di Tipo II in base alla differente efficienza filtrante verso i batteri, esiste inoltre il Tipo IIR con una parziale efficienza verso i fluidi (sono di questo tipo le mascherine solitamente indossate dai medici dentisti).
Le mascherine filtranti FFP (Filtering Face Piece)
sono considerate DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), ovvero strumenti per proteggere il lavoratore da un rischio professionale specifico, in particolare quello derivante dal contatto con polveri, fumi o aerosol potenzialmente irritanti, tossici o nocivi. In base alla capacità filtrante del dispositivo, la norma EN 149 distingue le mascherine in FFP1, FFP2 ed FFP3.
NOTA BENE – le maschere delle classi superiori (FFP2 e FFP3), per effetto di filtri altamente performanti, presentano una resistenza respiratoria intrinsecamente abbastanza elevata, il che potrebbe mettere in difficoltà gli operatori, soprattutto in caso di attività fisica, anche per l’effetto di ulteriore intasamento causato dalle particelle solide via via catturate nel filtro: per ovviare a tale inconveniente, molto spesso tali maschere sono dotate di una valvola, che, aprendosi durante l’espirazione, permette, in sicurezza, di scaricare il respiro in maniera facilitata riducendo sensibilmente l’affaticamento dell’operatore.
Nello schema seguente sono illustrate le differenti tipologie di mascherine esistenti, con le relative caratteristiche:
Le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità
Indipendentemente dal tipo di mascherina utilizzata, è importante rispettare alcuni importanti accorgimenti; ricordiamo di seguito le istruzioni legate all’uso delle mascherine fornite dall’Istituto superiore di Sanità:
- Prima di indossare la mascherina lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;
- indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna;
- posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento;
- accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata è quella esterna);
- se si deve spostare la mascherina manipolarla sempre utilizzando gli elastici o i legacci;
- se durante l’uso si tocca la mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani;
- non riporre la mascherina in tasca e non poggiarla su mobili o ripiani;
- Quando si rimuove manipolare la mascherina utilizzando sempre gli elastici o i legacci;
- lavare le mani con acqua e sapone o eseguire l’igiene delle mani con una soluzione alcolica;
- Nel caso di mascherine riutilizzabili procedere alle operazioni di lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore, se disponibili (considerando il numero massimo di lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina indicato dal produttore);
- dopo avere maneggiato una mascherina usata, effettuare il lavaggio o l’igiene delle mani.
Fonte: Fiscal Focus